Sottile. Strisciante. Dirompente. L’invidia è un’emozione con la quale tutti devono fare i conti. C’è chi è più incline ed esposto e chi meno. Ma nessuno è immune. E la cattiva notizia è che si tratta di uno stato d’animo che non fa bene. Non solo a chi lo subisce, ma soprattutto a chi lo prova.
Però c’è pure una buona notizia. L’invidia si può sconfiggere e trasformare in un’occasione di crescita e miglioramento personale e professionale.
Cos’è l’invidia
L’invidia è una “emozione secondaria” (elaborata dall’esperienza) che prende forma nel risentimento verso una o più persone per quello che sono o per quello che hanno. La sua origine e le sue ragioni sono molteplici e complesse. Ma nella sua natura sfacettata è possibile individuare due motori primari: la mancanza e il vittimismo.
Gli invidiosi vogliono qualcosa che non hanno e che altri possiedono e ritengono che il mondo sia ingiusto e crudele a non concedere loro quello che pensano e sentono di meritare. Il desiderio frustrato porta gli invidiosi a provare rancore – e alle volte vero e proprio odio – nei confronti degli altri e il fatalismo (ovvero, un atteggiamento che attribuisce la responsabilità degli eventi a forze ed elementi al di fuori del loro controllo) giustifica il loro risentimento.
Oltre l’apparenza, questo meccanismo nasconde un condizione di bassa autostima, che porta a mascherare con l’invidia la paura di mettersi in gioco per la convinzione di non essere in grado di affrontare e/o gestire con successo la realtà.
Cosa provoca l’invidia
L’invidia può causare problemi e dolore a chi la subisce. L’atteggiamento svalutante, il comportamento ostile, il pettegolezzo sono solo alcune delle armi affilate con cui può colpire e ferire (anche gravemente) l’oggetto del suo risentimento. Di sicuro, danneggia chi la prova.
Rimuginare sulla felicità e il successo degli altri porta a perdere di vista i propri desideri e obiettivi e a fare propri i desideri e gli obiettivi delle persone intorno. Non solo. L’attenzione costante e ossessiva a quello che sono e hanno gli altri sottrae tempo ed energie per occuparsi di sé.
La conseguenza è un circolo vizioso di insoddisfazione, frustrazione e fallimento che depaupera l’autostima, rallenta fino a bloccare la crescita e il miglioramento personale e fa sprofondare in una condizione di delusione e vittimismo, che può sfociare in uno stato permamente di rabbia o in forme più o meno gravi di depressione.
D’altra parte, esiste anche una invidia “buona”. In questo caso, il sentimento di mancanza è reale e il desiderio profondo e consapevole di volere qualcosa che non si è o non si ha e che una o più altre persone sono o hanno spinge a dare il meglio di sé e ad agire per cambiare e conquistare l’obiettivo.
Come superare l’invidia
È possibile non cadere nella trappola dell’invidia? Ebbene, la risposta è sì. La chiave per andare oltre consiste nel riconoscere di provarla. Per riuscirci, è necessario intraprendere un percorso di sviluppo di consapevolezza di sé. Ovvero, maturare una conoscenza lucida e oggettiva dei propri punti di forza e delle proprie debolezze e stabilire obiettivi propri e reali.
Tale processo può essere portato avanti con un diario delle emozioni e dei sentimenti, ovvero un quaderno dove annotare gli stati d’animo, cosa li hanno causati e quali conseguenze hanno provocato, per riconoscere gli schemi comportamentali e imparare a gestirli e prevenirli.
Sviluppare, allenare e accrescere la consapevolezza di sé permette di acquisire fiducia in se stessi e nelle proprie capacità e in ultima istanza di accrescere la propria autostima, andando a eliminare il presupposto fondante dell’invidia.
A cura di: Patrizia Saolini
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