I passi falsi, gli errori, le sconfitte fanno parte del quotidiano. L’insuccesso è una parte costitutiva dell’esistenza, eppure per molti rappresenta una prospettiva intollerabile. Al punto di impedire di agire, cogliere opportunità e realizzare sé stessi.
La paura di fallire è un ostacolo che impedisce di vivere una vita piena e di essere felici. Da cosa ha origine? È possibile affrontarla, gestirla e superarla?
Cos’è la paura di fallire
La paura di fallire è un’emozione che paralizza e trattiene dall’agire per la convinzione che – qualunque cosa si farà – non si avrà successo e non si sarà all’altezza delle aspettative. Il pensiero di sbagliare, di non farcela, di deludere chi si ama e di non rispondere alle attese della società è così doloroso da rendere inconcepibile l’ipotesi di accogliere il rischio e mettersi in gioco.
L’aspetto paradossale è che la scelta stessa di non prendere decisioni e non agire è un fallimento, perché rende impossibile cogliere opportunità di crescita e miglioramento a livello personale e professionale. Restare nella comfort zone è una pericolosa illusione di serenità. Evitare di mettersi in gioco impedisce di scoprire i propri limiti e punti di forza e rende sempre più fragili e inadeguati ad affrontare la complessità dell’esistenza.
La paura di fallire si manifesta con diversi gradi di intensità e in quelli più gravi provoca un vero e proprio blocco a livello decisionale e operativo. Quando assume la forma di una patologia che – a tutti gli effetti – compromette la possibilità di condurre una vita normale, viene indicata con il nome di “atichefobia”.
Da cosa ha origine e come si manifesta la paura di fallire
La paura di fallire affonda le proprie radici nel bisogno ancestrale che ognuno ha di essere amato e accettato. Questa necessità sottende il pensiero – ossessivo e depotenziante – di fare qualcosa di sbagliato, che possa deludere o generare rabbia in chi sta intorno e portare all’emarginazione e all’abbandono.
La credenza di “non essere all’altezza” e “non essere capaci” trova terreno fertile quando la consapevolezza di sé è poca o del tutto assente e il giudizio degli altri è l’unica unità di misura del proprio valore. Demandare all’esterno il significato di sé e della propria esistenza spinge a cercare in maniera ossessiva di soddisfare parametri irrealistici e sui quali non si ha alcun controllo e alimenta un circolo vizioso di insicurezza, ansia, frustrazione e – nei casi più gravi – depressione.
L’incapacità di gestire rifiuti e fallimenti porta a chiudersi in sé stessi, a fuggire il confronto e a evitare il cambiamento. Ma ha anche manifestazioni meno eclatanti, come la procrastinazione, o all’apparenza alto-performanti, come il perfezionismo.
Come superare la paura di fallire
La paura di fallire può nascere da un’esperienza negativa del passato, ma non di rado prende forma e si alimenta dall’overthinking. Un buon punto di partenza per non farsi frenare o paralizzare tout court dalla convinzione di non farcela consiste nell’accettare che la vita accade. Occuparsi di ciò che dipende dalle proprie competenze e capacità è utile, preoccuparsi di ciò che sfugge al proprio controllo è inutile.
Stabilire obiettivi realistici, definire una strategia efficace per ottenere quello che si desidera e prevedere un “piano B” nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto porta a dare il giusto valore alle cose e ridimensiona la paura di sbagliare. E se anche dovesse accadere, non è la fine di tutto e non definisce il valore della propria persona.
La storia è piena di esempi di “falliti di successo”: Thomas Edison ha fatto migliaia di tentativi prima di realizzare la lampadina e Michael Jordan è stato escluso dalla squadra di basket del liceo. I passi falsi e le sconfitte possono capitare, ciò che conta è il modo in cui si decide di affrontarli. Piangersi addosso o cercare un “colpevole” fa perdere di vista chi si è e di cosa si è capaci e innesca il circolo vizioso che porta a preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere (ma non è detto che accadrà).
Prendere atto del fallimento e analizzare che cosa l’ha causato permette di vedere i propri punti di forza e debolezza, di fare tesoro dei propri talenti e di colmare le proprie mancanze. Tale processo porta a maturare consapevolezza di sé, a sviluppare fiducia nelle proprie capacità e – in definitiva – a superare la paura di fallire.
A cura di: Patrizia Saolini
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