La vita è imprevedibile e spesso e volentieri mette di fronte a eventi che – in maniera più o meno grande e impattante – modificano in maniera improvvisa lo status quo. Certi fanno molta difficoltà ad accogliere e gestire i cambiamenti e a volte non ci riescono proprio. Altri invece si “adattano” e costruiscono un nuovo modo di essere e di fare coerente con sé stessi e con la realtà differente che si ritrovano ad affrontare.
L’attitudine degli ultimi a reagire in maniera positiva alle difficoltà e a superare in maniera costruttiva le “crisi” è ciò che si chiama resilienza. Il concetto è stato mutuato dal mondo della fisica e in estrema sintesi può essere descritto come la capacità di assorbire uno o più “colpi” e rimodellare sé stessi e la propria esistenza senza “andare in pezzi”. Questo però vuol dire che esiste un “punto di rottura”. In altre parole, la resilienza alza l’asticella, ma prima o poi si raggiunge il limite.
Evitare che accada è impossibile e non è neppure utile. Come spiega il filosofo, matematico e saggista libanese Nassim Nicholas Taleb nel libro nel libro Antifragile. Prosperare nel disordine (2012), ciò che davvero permette di “andare oltre” e “diventare di più” è la capacità di trarre vantaggio dagli eventi che modificano all’improvviso, in maniera inaspettata e con effetti variamente rilevanti lo status quo.
Il principio di antifragilità
Per comprendere cos’è l’antifragilità è necessario partire dai concetti di “fragilità” e “robustezza”. Un sistema fragile è sempre a rischio di essere compromesso o distrutto, mentre uno robusto è solido e resistente. Il primo deve essere protetto per evitare che venga danneggiato o vada in pezzi, il secondo non ha bisogno di essere preservato. Ma fino a un certo punto: anche un sistema robusto si rovina e alla lunga “si rompe”. Dunque, anch’esso è intrinsecamente fragile. Ma allora, cosa è “non fragile”?
La risposta l’ha data Nassim Nicholas Taleb, coniando il concetto di “antifragilità:
Alcune cose traggono beneficio dagli shock, prosperano e crescono quando sono esposte a mutevolezza, casualità, disordine e fattori di stress e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza. Ciò nonostante, a dispetto dell’onnipresenza del fenomeno, non disponiamo di un termine che indichi l’esatto opposto della fragilità. Per questo parleremo di antifragilità.
Come emerge dalle parole del filosofo e matematico libanese, lo snodo fondamentale sta nella capacità di accogliere la crisi e utilizzare il caos per costruire una nuova esistenza e un nuovo sé più sviluppato e migliore. La robustezza consente di sopportare, la resilienza permette di adattarsi e resistere. L’antifragilità porta a evolversi:
Una cosa resiliente resiste agli shock ma rimane la stessa di prima: l’antifragile dà luogo a una cosa migliore.
Ciò vuol dire che il “disordine”, l’imprevedibile e l’incerto sono motori dell’esistenza e che in quanto tali non devono essere combattuti o evitati, bensì vanno accettati e anche ricercati:
Se trascorressimo un mese a letto ci verrebbe un’atrofia muscolare. Allo stesso modo, quando sono privati dei fattori di stress, i sistemi complessi ne escono indeboliti
Come diventare antifragili
Per la sua stessa natura, l’antifragilità fa parte del bagaglio di abilità dell’uomo, ma i vincoli dell’educazione, dell’ambiente e della società portano a metterla da parte o ad abbandonarla del tutto. In che modo è possibile (ri)trovarla e svilupparla?
Il primo e fondamentale passo consiste nel prendere consapevolezza di sé e riconoscere che non è possibile controllare tutto. La vita accade e per buona parte è necessario accoglierla così com’è. Preoccuparsi del futuro non solo non serve a niente, ma e impedisce di occuparsi del presente, che è ciò che conta davvero.
Essere aperti, curiosi e pronti ad accettare le piccole e grandi sfide di ogni giorno e i rischi che comportano è un altro step importante nel processo che porta a sviluppare (o a riconquistare) l’antifragilità:
Il modo migliore per verificare di essere vivi è controllare se amate i cambiamenti.
Lo stesso vale per la capacità di riconoscere che i passi falsi e i fallimenti sono un’occasione di crescita e un’opportunità di miglioramento. “Solo chi fa, sbaglia”, recita la saggezza popolare e l’antifragilità affonda le sue radici proprio nel cambiamento e nell’errore che spinge a cercare un modo per “andare oltre” e “diventare di più”
A cura di: Patrizia Saolini
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