A chi non è mai capitato di rimandare una telefonata difficile, un lavoro noioso o un impegno poco piacevole? L’abitudine a posticipare è molto diffusa ed è considerata un comportamento negativo e da evitare. Ma è sempre così? In realtà, procrastinare non è sbagliato tout court. Anzi, in alcune circostanze può rivelarsi utile. D’altra parte, quando diventa un modo di fare consolidato, vuol dire che qualcosa non va ed è necessario (re)agire.
Perché si procrastina
Quali sono i meccanismi che spingono a procrastinare? Una delle principali ragioni che porta a rimandare l’assunzione di responsabilità che comporta agire è la paura del futuro. Nella maggior parte dei casi, chi posticipa (qualunque cosa) è preoccupato dalle conseguenze delle sue decisioni ed è convinto (in maniera irrazionale) che saranno difficili, problematiche e dolorose e non sarà in grado di gestirle.
La paura del futuro è di fatto una sorta di “macro area” che comprende la paura di fallire, la paura di avere successo (per coloro che si sentono degli “impostori” e pensano di ottenere le cose “per fortuna” e senza meritarle) e la paura di non essere all’altezza delle aspettative (nel caso dei perfezionisti). Ma la paura (in tutte le sue facce e sfumature) non è l’unica causa dietro il comportamento di chi rimada il più possibile ogni incombenza (o quasi).
All’origine della (non) azione di procrastinare c’è spesso una cattiva percezione e gestione del tempo. Le persone che posticipano di continuo non hanno una visione a lungo termine e di ampio respiro di se stessi e di se stessi nel mondo e tendono a vivere “alla giornata”. In alcuni casi, senza problemi. In altri, con un logorante senso di colpa e una grande quantità di stress.
A questi comportamenti più o meno consapevoli si possono sommare pigrizia, un atteggiamento passivo-aggressivo o di aperta sfida, disinteresse, mancanza di motivazione, stanchezza fisica e mentale, ansia da prestazione e non di rado forme più e meno marcate di depressione.
Quando procrastinare è sbagliato e come smettere
Di fatto, procrastinare vuol dire lasciare la porta socchiusa e non dover decidere se aprirla o chiuderla. In altre parole, chi rimanda di continuo mette se stesso e la propria vita in pausa a tempo indefinito. Questo comportamento ha conseguenze su ogni piano dell’esistenza e impedisce di vivere il presente e di accogliere il futuro.
Per la maggior parte delle persone con l’abitudine a posticipare, prendere tempo è un modo per evitare un problema, nella speranza che sparisca “magicamente” o che sia risolto da qualche agente esterno. È chiaro che questo atteggiamento non ha sbocchi e intrappola chi lo pratica in un loop di immobilismo e vittimismo. I procrastinatori finiscono per perdere occasioni lavorative, affettive, di crescita, svago e divertimento e vengono risucchiati in un circolo vizioso di pensieri negativi e depotenzianti, che li porta a perdere fiducia in se stessi e nella vita, a guardare con invidia i successi degli altri e a ritenersi vittime del destino avverso.
La buona notizia è che fare saltare questo meccanismo è possibile. Per riuscirci, il primo step consiste nell’ammettere di essere dei procrastinatori. Riconoscere il problema porta al passo successivo, ovvero chiedersi cosa impedisce, nel momento contingente, di prende una decisione o fare qualcosa. Questo passaggio è cruciale, perché permette di mettere a fuoco le ragioni che portano a posticipare, di distinguere tra cause reali e pensieri irrazionali e in definitiva di mettere in pratica la strategia (più) adeguata per affrontare le une e gli altri.
Quando procrastinare è utile
Quando rimandare è uno stile di vita, significa che qualcosa non va. Ma “prendere tempo” ogni tanto in maniera consapevole può rivelarsi utile ai fini della creatività, del problem solving e della produttività. A sostenerlo è un articolo su Worklife di BBC scritto da David Robson, giornalista scientifico pluripremiato, e Loizos Heracleous, Professor of Strategy alla Warwick Business School e Associate Fellow all’University of Oxford, che raccoglie diversi studi ed evidenze sugli aspetti positivi del procrastrinare.
In pratica, secondo varie ricerche condotte da psicologi e docenti di management, “distrarsi con moderazione” favorisce le “intuizioni creative”. In altre parole, interrompere un’attività impegnativa e dedicarsi per un po’ a un’altra completamente diversa, che richiede un basso livello di attenzione o “coinvolgente ma relativamente facile” permette di sviluppare nuove idee e di trovare soluzioni innovative.
Questo accade perché durante la pausa di svago, che viene chiamata “fase di incubazione”, il cervello “continua a lavorare al di sotto della soglia della consapevolezza”, fino a che arriva a un modo per affrontare e/o risolvere il problema che ha (temporaneamente) accantonato. Inoltre, prendere tempo consente di mettere “una certa distanza psicologica” tra sé e l’impegno e/o attività, portando a uscire dagli schemi e ad abbracciare nuovi punti di vista e prospettive.
La “procrastinazione produttiva” può essere messa in pratica in vari modi, per esempio facendo una passeggiata, guardando dei video divertenti su YouTube o svolgendo delle attività che richiedono impegno fisico e/o pratico e poca attenzione, ed è caratterizzata da una durata contenuta, indicativamente dell’ordine di 10 o 15 minuti.
A cura di: Patrizia Saolini
Photo cover credits: Adobe Stock