“Chi ha tempo, non aspetti tempo”. Tutti conoscono il proverbio, ma pochi sanno che deriva nientemeno che da La Divina Commedia. Per la precisione, dal verso 78 del III Canto del Purgatorio, che recita: “Che perder tempo a chi più sa, più spiace”.
Dante Alighieri non aveva dubbi: più una persona è saggia e più conosce il valore del tempo e si preoccupa di non fare buon uso di quello a sua disposizione. Le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni passano e il nastro non si può riavvolgere. Eppure, l’abitudine di procrastinare è una delle più diffuse e radicate.
Perché si rinvia da un giorno all’altro anche se si è consapevoli che il tempo è prezioso? La risposta è che si è convinti che “dopo” si agirà o che capiterà qualcosa che metterà a posto le cose. In realtà, si tratta di un autoinganno molto potente. L’orizzonte del “dopo” è indefinito e – come scrive il vocabolario Treccani – porta a “non fare quello che si dovrebbe”.
Cosa c’è dietro la procrastinazione?
Quale o quali sono i motivi per cui si rimanda a domani quello che si potrebbe (e dovrebbe) fare oggi? A innescare il meccanismo è la volontà di evitare qualcosa che genera malessere emotivo, mentale e fisico. Ma cosa dà origine al disagio e alla sofferenza che portano a procrastinare?
Una delle principali cause è la paura di ciò che potrebbe essere e accadere. La paura di non essere all’altezza e di deludere le aspettative degli altri. La paura di sbagliare e di fallire. La paura di non saper gestire le conseguenze delle proprie azioni. La paura di doversi assumere delle responsabilità. La paura – anche – di avere successo.
Un altro “innesco” della procrastrinazione è la ricerca della perfezione. La pretesa di essere infallibili e di fare ogni cosa in maniera inappuntabile porta a rinviare in maniera indefinita – e potenzialmente infinita – il confronto con la realtà. Le aspettative su di sé e gli standard stabiliti sono irrealistici e non possono essere raggiunti, ma accettarlo è inammissibile e – dunque – l’unica strada è rimandare.
Anche il risentimento e la rabbia sono tra i motivi che spingono a rinviare a un tempo non meglio precisato le proprie decisioni e azioni. Il rancore e l’astio portano a chiudersi in sé stessi e a rifiutare di cercare soluzioni costruttive. Quando si accampa il bisogno di “sbollire”, in realtà non si sta facendo altro che procrastinare.
Tra le ragioni che portano a rimandare a “tempo indeterminato” ci sono pure la stanchezza fisica e mentale, lo stress e l’ansia. Quando il corpo e la testa sono in deficit di riposo ed energia, ogni cosa si ingigantisce e “rimandare” appare l’unica soluzione possibile. Allo stesso modo, quando si è sotto pressione, sovraccarichi di impegni e responsabilità e schiacciati da mille pensieri che alimentano negatività e preoccupazione, procrastrinare diventa una via di fuga e un modo per “sopravvivere”.
Chi tende a procrastinare: identikit del procrastinatore
Procrastinare è un comportamento comune e molte persone. Ma mentre alcune lo mettono in pratica in maniera blanda e/o occasionale, altre lo attuano con continuità e in un modo che va a impattare in maniera importante il loro quotidiano. Quali sono gli elementi che influiscono sull’abitudine a rimandare e definiscono l'”identikit” del procrastinatore?
La poca o nulla consapevolezza di sé è il nodo dell’attitudine a procrastinare. Non conoscere sé stessi, i propri talenti e limiti e i propri obiettivi è all’origine di un’autostima bassa o inesistente e di una mancanza di fiducia nei propri mezzi pressoché totale.
Coloro che vivono questa condizione hanno paura del futuro e di ciò che non conoscono, perché non hanno idea di come affrontarlo e men che meno pensano di poterlo fare. Alcuni sviluppano una sorta di “ossessione” per la perfezione, perché solo in essa ritengono di poter trovare l’affermazione di sé stessi e il riconoscimento sociale. Ma lo “scudo” della perfezione altro non è che un ulteriore limite, oltre che un pericoloso autoinganno che porta ad avere sempre meno fiducia in sé e nei propri mezzi.
5 buone abitudini per smettere di procrastinare adesso
Lavorare per sviluppare maggiore consapevolezza di sé e del proprio potenziale – per esempio con un percorso di coaching – è la strada da percorrere per smettere di procrastinare. Di pari passo e a sostegno di questa attività, esistono alcune “buon abitudini” da mettere subito in pratica (a proposito…) per non rimandare più a domani quello che si può (e si deve) fare oggi.
Allenarsi a riconoscere cosa è necessario e cosa no e stabilire delle prorità è un comportamento molto utile, perché permette di ottimizzare tempo ed energia e non essere schiacciati dall’ansia. Un altro consiste nel procedere per piccoli passi. Ma come e in che direzione?
La risposta è anch’essa una buona abitudine, ovvero stabilire degli obiettivi realistici. La saggezza popolare si rende utile pure in questo caso, ricordando che “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”. Per dirla in un modo diverso: pensare in piccolo, senza farsi trascinare dall’emotività, evita di pianificare un programma “esagerato”, che finirà inevitabilmente per non essere rispettato.
Ascoltare il proprio corpo e fermarsi o prendersi una pausa quando la stanchezza fisica e mentale si fanno sentire è un altro saggio comportamento. E allo stesso modo lo è dedicare del tempo a sé stessi e svolgere attività graticanti o… semplicamente oziare!
A cura di: Patrizia Saolini
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